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furoshiki, il lato nascosto di una tradizione giapponese

furoshiki, il lato nascosto di una tradizione giapponese

In questo caldo mese di luglio ho dedicato una puntata della mia rubrica #iononsbaglioregalo al furoshiki, usato dai giapponesi al posto della carta da regalo per avvolgere i loro doni, che rappresenta anche per noi oggi una valida alternativa, ecologica e sostenibile, alle millemila carte da regalo in commercio.

Facendo ricerca ho trovato, stranamente, poche informazioni riguardanti questo wrapping.

Io, che sono curiosa e testarda, ho voluto approfondire e ho trovato le risposte (e moltissime curiosità e spunti interessanti!) grazie a Marianna @biancorossogiappone, che vi consiglio caldamente di seguire se amate il Giappone, o anche semplicemente se siete curiosi di scoprirne di più.

E' stata disponibile, esauriente e mi ha raccontato il lato nascosto, quello che cercavo, sui furoshiki, ampliando la mia panoramica a tradizioni, usi e costumi di un popolo intero.

Ha vissuto in Giappone diversi anni, insegna giapponese, scrive un blog sul Giappone ed è stato fantastico chiacchierare con lei di qualcosa  che le è molto noto ma totalmente sconosciuto a me.

Mi incuriosiva conoscere l'aspetto più "profondo" dei furoshiki, perché viene utilizzato, qual è il suo significato per i giapponesi.

Sapevo solo che il suo utilizzo è molto antico e viene usato come wrapping non solo per i regali ma per molto altro, che è nato per portare i panni puliti al bagno in modo da non mischiarli a quelli degli altri e poco altro.

Oggi scrivo questo articolo per condividere con voi ciò che mi ha raccontato Marianna e per regalarvi grazie a lei un piccolo mondo contenuto in un quadrato di stoffa, che non è solo oggetto ma parte di una cultura e una tradizione millenaria.

LA STORIA

Il furoshiki vanta origini molto antiche ed è nato presso la corte imperiale.

I giapponesi credevano (e alcuni lo credono ancora) di essere discendenti dalla Dea Amaterasu, la Dea del Sole, considerata la prima antenata della famiglia imperiale.

La corte imperiale viveva ai tempi una vita di agi, un mondo chiuso e racchiuso, una quotidianità lenta, rituale e colma di privilegi.

C'era una netta distinzione tra uomini e donne, in cui le donne erano una cerchia distinta, che possedeva grande cultura ma non poteva esibirla, il cui mondo era sotterraneo e nascosto, tanto da aver sviluppato un proprio sistema di scrittura.

In quel periodo le donne iniziarono a scambiarsi lettere e poesie scritte su fogli di carta estremamente pregiati, avvolti per rimanere celati a occhi indiscreti.

I "contenitori" di questi scambi erano i primi furoshiki, e l'imperatore stesso, nei primi secoli dopo Cristo, richiedeva che i suoi "tesori" fossero avvolti nei furoshiki.

L'uso dei furoshiki si diffuse fuori dalla corte imperiale solamente nel 12esimo/13esimo secolo d.C. come, appunto, custodia per i panni puliti.

Il nome furoshiki deriva da questo uso, infatti furo=sala da bagno/shiki=panno che ricopre/telo da bagno.

Vide il suo utilizzo tramontare nel diciannovesimo secolo, coi primi contatti con l'Occidente.

Veniva considerato ai tempi come qualcosa di troppo primitivo e rozzo rispetto agli usi occidentali (il che pare incredibile se paragoniamo oggi le nostre tradizioni a quelle orientali, ricche di senso ed essenza profonda!) e quindi non fu più utilizzato, per vedere poi un ritorno durante la seconda guerra mondiale.

Il suo uso ha visto diverse albe e tramonti fino a una definitiva ascesa negli anni '90 grazie all'allora (e odierna poichè rieletta) governatrice della capitale di Tokyo, Yuriko Koike, che creò una sua linea di furoshiki in plastica riciclata, la linea Mottainai (che significa "Dispiace sprecare") con il doppio obiettivo di limitare l'utilizzo della plastica e quello di riscoprire un aspetto tradizionale proprio della cultura giapponese a cui ha dedicatoo un libro, manifesto e portavoce della linea Mottainai.

Ebbe un grandissimo successo e da allora i furoshiki tornarono in auge e rientrarono a far parte a pieno titolo della cultura giapponese per arrivare oggi ad essere utilizzatissimi e conosciuti in tutto il mondo.

 

nella foto l'uso della tecnica hon-zutsumi, utilizzata per avvolgere libri

LA CULTURA

L'aspetto legato all'uso dei furoshiki è incredibilmente affascinante e legato a doppio nodo a quello di un popolo che fa della riservatezza e del celare agli occhi altrui un modo di vivere, un modo di essere e comportarsi.

L'essere riservati è un fil rouge proprio dei giapponesi e il furoshiki è uno dei mezzi che hanno di occultare i propri regali e non solo quelli (ha infiniti usi, dallo zaino alla copertina di libro!).

Non solo contenitore, ma anche scrigno e custodia che racchiude e allo stesso tempo nasconde perché nessuno veda o colga dettagli per evitare qualsiasi turbamento.

Non per la qualità del contenuto ma perché vedere sarebbe imbarazzante.

I giapponesi poi adorano incredibilmente i regali e hanno moltissime ricorrenze in cui farli e riceverli.

Il regalo è gioia, sorpresa (amano sorprendere!) ma anche, nella sua accezione negativa, obbligo.

Sono obbligati a scambiarsi regali in molte occasioni ed essendo loro molto ligi alle regole non si esimono mai dal farlo(non è considerato socialmente accettabile)ed esistono cataloghi di regali per ogni celebrazione da cui scelgono i loro doni, che verranno (ovviamente) avvolti senza far intravedere nulla del loro contenuto.

A differenza di ciò che è da noi previsto nel galateo, in Giappone non si può mai aprire un regalo al ricevimento.

Le ricorrenze in cui fare regali sono moltissime, alcune legate ad avvenimenti significativi (come Hikkoshi-iwai, la festa del trasloco, in cui chi cambia casa porta doni ai nuovi vicini del circondario), altre ad eventi quasi banali (come piccoli spostamenti per cui chi "viaggia" deve portare obbligatoriamente dei Omiyage, quindi dei souvenir, a ogni persona con cui ha rapporti di rispetto e stima reciproca), altre a feste comandate.

In ognuno di questi casi il furoshiki è parte integrante e accessoria, importantissimo perché aiuta allo scopo ultimo di far sì un regalo o contenere qualcosa ma soprattutto mantenere la riservatezza, che è fondamentale in ogni sfumatura per il popolo giapponese.

 

GLI ASPETTI PRATICI

Sappiamo che il furoshiki è un quadrato, di varie dimensioni, che serve a contenere un dono e spesso non solo quello, è un ricettacolo di possibilità differenti e di molteplici utilizzi.

Interessante sapere che spesso non è orlato o al massimo lo è da 2 lati perché l'orlatura complica il piegarlo e annodarlo, creando spessore.

Ci sono moltissimi modi di usarli ma anche di annodarli, a seconda dell'uso che se ne fa, del tipo di contenuto, della grandezza ed in Giappone ci sono corsi specifici che insegnano metodi e trucchi per utilizzarli.

Ne esistono di diversi tessuti, tra i più utilizzati il cotone perché più semplice da lavare anche se ha lo svantaggio di essere un tessuto corposo.

Utilizzatissimo il rayon, una fibra sintetica, più flessibile e semplice da legare.

Molto usato anche il chirimen, un raso "arricciato" , raramente utilizzata invece la seta a causa del costo molto alto. 

I disegni dei furoshiki sono splendidi, una piccola opera d'arte, di solito legati alla stagionalità (che per i giapponesi è importantissima, fondamentale nella vita di ogni giorno e nella ritualità), a messaggi benauguranti o alle festività.

Qui da noi se ne trovano ancora pochi e hanno poca diffusione mentre in Giappone essendo molto diffusi ne esistono infinite varianti.

Il mio consiglio è di cercarli, acquistarli e utilizzarli.

Toccarli, accarezzarli, comprenderli e poi usarli.

Per avere una variante ecologica alla carta da regalo ma non solo, per abbracciare in un gesto una cultura e trasmetterla.

Perché il furoshiki non è solo un oggetto, e ora lo sapete anche voi.

 

TUTTE LE FOTO DELL'ARTICOLO SONO DI MARIANNA @BIANCOROSSOGIAPPONE, CHE RINGRAZIO INFINITAMENTE.

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