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Scintille di creatività

Scintille di creatività

Questo mese di febbraio, pieno di tempo lento e promesse di primavera, ho voluto affrontare il tema della creatività sui miei canali.

Un tema che adoro, perché mi sento una creativa e perché penso contenga universi colmi di bellezza, oltre al fatto di essere assolutamente unica per ognuno di noi.

Porta dentro di sè infiniti arcobaleni, parla un linguaggio colmo di mille sfumature, un linguaggio che, in fondo, parla di noi, della nostra parte più profonda, quella a un passo dal cuore, vicina alle mani che creano mondi nuovi.

La creatività non parla di razionalità, ma vive del linguaggio dell'anima.

Ognuno di noi la contiene, ognuno di noi trova la sua sfumatura.

Poichè non sono una massima esperta di questo argomento, ho voluto ad accompagnarmi in questo viaggio una persona davvero speciale, che, invece, della creatività, di come accenderla e nutrirla, ha fatto la sua promessa ed il suo lavoro, Lucia Gaiotto.

Lucia ha intitolato la sua declinazione alla creatività in Komorebi, parola giapponese che indica la luce che filtra tra gli alberi.

Parola che, da sola, racconta molto di lei e che accende l'immaginario di mille sensazioni, di ricordi, di connessioni.

Questo articolo è frutto di una splendida chiacchierata che abbiamo fatto insieme, parlando di creatività.

Lei, per lavoro, offre percorsi che mirano a riaccendere e nutrire quella parte profonda, spesso nascosta, che teniamo stretta nel cuore.

 

Definizione di creatività

Quando ho chiesto a Lucia cosa fosse per lei la creatività, entrando subito nel vivo dell'argomento, lei mi ha parlato di più risposte possibili, perché non esiste una risposta univoca a questa domanda.

Ognuno di noi la interpreta e "sente" in maniera diversa.

Mi ha parlato del trovare connessioni in mondi apparentemente lontani, poiché l'atto di creazione è, in fondo, trovare soluzioni nuove, strade diverse rispetto a quelle che normalmente percorriamo.

Connessioni e sorprese inaspettate, che molto hanno a che fare con la meraviglia, la meraviglia che ci riempie il cuore di bellezza e di magia, quella che proviamo nello scoprire un percorso fino a quel momento sconosciuto.

Perché, come tutti noi sappiamo, la creatività è, e vive, soprattutto di emozioni.

Quella pura e libera di fluire, quella che sentiamo sulla punta delle dita, nello svuotare la mente per, semplicemente, lasciarsi andare ad un flusso, che proviene e sgorga dal profondo di noi.

Quella che scrive, disegna, plasma ed è, a volte, salvifica.

Una scintilla che vive dentro di noi (parole di Lucia), ognuno di noi ha, ma che spesso tendiamo a pensare non provenga dall'interno ma viva invece all'esterno.

E che, soprattutto, a cui non abbia accesso chiunque.

Un dono insomma, non accessibile e non comune a ciascuno di noi.

E invece...

Invece la creatività abita dentro ognuno di noi, anche se ogni tanto si addormenta, viene trascurata.

La buona notizia è che può, sempre, essere riaccesa, e da una scintilla possiamo accendere una fiamma (il lavoro di Lucia è anche e soprattutto quello, riaccendere quella scintilla dentro di noi per farcela ritrovare e tenere accesa), nutrendola.

La società poi ci porta erroneamente a pensare che solo chi sia "del mestiere" e quindi lavori ogni giorno sul processo creativo, abbia accesso a determinate risorse.

Una convinzione errata, perché, se ci fermiamo un attimo a pensare, ognuno di noi, dalla mamma al manager, utilizza la creatività come capacità, quotidianamente.

Ognuno di noi trova il suo modo di utilizzarla e abitarla, semplicemente.

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La creatività può essere allenata?

Ho chiesto a Lucia se la creatività potesse essere allenata.

Lei lo fa, ed ero curiosa di capire come si potesse fare, dando già per scontato che la risposta al quesito che le ho posto fosse sì, può esserlo.

Mi racconta che la creatività non si può insegnare (proprio perché contiene mondi infiniti ed è declinata in molteplici maniere) ma allenare sì, assolutamente sì.

In fondo, se riflettiamo su altri gesti quotidiani che facciamo, troviamo la conferma.

Lo sport, la cucina, le passioni che abbiamo.

Le esercitiamo, ci "perfezioniamo", le alleniamo.

Ecco, succede anche con la creatività.

Lucia, nei sui percorsi, (Il bosco, I semi, Le orchidee), lavora su questo, con una serie di strumenti, esercizi, esperimenti, che aiutano a ritrovare e nutrire un contatto che, a volte, ci dimentichiamo di avere, dandogli respiro.

Una "ginnastica" creativa, una ginnastica arcobaleno, una riconnessione, una pratica, anche minima ma che mira ad essere quotidiana.

Perché la creatività va nutrita.

Lucia getta i semi, e le persone fioriscono e fanno fiorire la loro creatività, ognuna a suo modo, con il proprio racconto intimo e personale.

 

La creatività ed il tempo

La creatività è intrinsecamente legata al tempo.

Un tempo sospeso, un tempo per coltivare la nostra parte più profonda.

Un tempo che, spesso, fatichiamo a trovare, travolti dalla quotidianità e dalle incombenze.

Un tempo fondamentale, alla base del coltivare la creatività.

Senza tempo dedicato, non esiste la creazione, è il terreno da cui nasce tutto il resto.

Tempo che non si può moltiplicare o rigenerare, sempre uguale a sé stesso.

Allora, la risposta al problema del tempo dov'è contenuta?

Lucia mi parla di un cambio di prospettiva, mi parla del fatto che l'allenamento alla creatività passa anche da questo, dall'imparare a ritagliarsi quel tempo, a considerarlo indispensabile.

Tendiamo, sempre, a dare priorità a tutto ciò che arriva dall'esterno (famiglia, lavoro, affetti, casa etc) e mettere noi a priorità praticamente zero.

Considerare noi stessi meno importanti, arrivando a inaridirci nel dare.

L'allenamento creativo inizia dallo sguardo, dal prenderci cura di noi, dal rivendicare certi momenti come necessari.

Un allenamento non sicuramente facile, anche perché la nostra quotidianità rema in una direzione completamente opposta, la nostra cultura ci impone la produttività mentre, al contrario, l'atto creativo avviene nel tempo "fermo", nel vuoto, in una dimensione dedicata all'essere.

Alla radice sta, in parte, il ribaltare e scardinare concetti e abitudini che abbiamo acquisito e consolidato, cosa non proprio semplice o immediata.

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La creatività e la gentilezza verso sè stessi

Cosa centra la gentilezza con la creatività?

Semplice, fa parte delle basi!

Guardarsi con occhi gentili ci permette di trovare lo spazio ed il tempo per coltivare la dimensione della nostra creatività ma non soltanto, la gentilezza ci aiuta a non avere fretta, a non ambire a risultati immediati, non giudicarci.

Siamo spesso volti a tagliare traguardi, dimenticandoci quanto meraviglioso sia il percorso.

La creatività si compone, in fondo, di due parti fondamentali, il processo ed il risultato.

Come dice Lucia, il risultato non può essere garantito, ma sul percorso possiamo avere il "controllo", possiamo assaporarlo, godercelo, possiamo e dobbiamo ricordarci che l'esplorazione è parte fondamentale della creatività e senza non ci sarebbe nemmeno il risultato.

La parte più divertente è sicuramente quella del cammino in sé stessi, nella scoperta (e torniamo all'inizio) di nuove strade da accendere e seguire.

L'allenamento alla creatività ci aiuta, in fondo, a goderci quel movimento che sta tra la scoperta ed il risultato e portarlo nella vita di tutti i giorni con occhi diversi.

 

La creatività è un regalo che facciamo a noi stessi.

E' nutrimento per una parte di noi nascosta, ma non meno importante.

Quella che sussurra, ma arriva dal profondo.

E allora, concediamoci, semplicemente, di nutrire questo aspetto, di farlo brillare.

Brilleremo anche noi, in mille modi possibili e sempre nuovi.

 

 

 

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