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Teoria del dono

Teoria del dono

Non mi sono mai interrogata sul significato psicologico, antropologico o sociale di un regalo.

Amo fare regali al punto di farlo diventare un lavoro (si dice che quando ami fare ciò che fai non lavorerai un solo giorno della tua vita, ma non so ancora quanto sia vero), fa parte di me il donare, il cercare il pensiero giusto, il voler emozionare con un regalo.

Iniziando a fare ricerche serie sull’argomento però mi si è schiuso un mondo, un mondo nuovo e, devo dire, assai interessante! (e chi l'avrebbe mai detto?!)

Ma lo sapevate che è stato scritto addirittura un saggio sul dono nel lontano 1925?

Io no, e ne sono rimasta assolutamente sbalordita!

Pensavo fosse un argomento piuttosto frivolo, il regalo e il regalare, invece è una tematica seria, un mondo da scoprire e da esplorare.

Seria al punto che questo signore francese (antropologo e sociologo oltretutto) di nome Marcell Mauss enuncia :

"Lo scambio dei beni, anche se di valore intrinseco non fondamentale, è uno dei modi più comuni e universali per creare relazioni umane"

In altre parole, il regalo è una maniera di creare legami, ma non solo, è un importante indicatore sociale, una chiave di lettura per capire valori e dettami delle singole società.

Stupefacente!

Il dono viene indicato come un “fatto sociale totale”, che è quindi alla base dell’economia di una società, e si accentra sul principio di reciprocità, articolato in tre momenti fondamentali che sono:

  1. il dare;
  2. il ricevere (il dono dev’essere però accettato)
  3. il ricambiare

Per fatto sociale totale Mauss intende un fenomeno inerente a tutti gli aspetti della vita sociale, un fatto quindi che coinvolge tutti i livelli della società stessa (e di conseguenza senza distinzione di classe e genere).

Quindi il dono non è una semplice pratica di scambio materiale, ma è anche un collante sociale, un modo per costruire una rete di alleanze.

Perché alleanze?

Perché per Mauss il dono non ha solo un valore materiale ma anche simbolico, essendo legato al donatore, di cui mantiene qualcosa, e collegato a chi lo riceve.

Il dono dovrebbe essere un gesto volontario e senza vincoli invece (ma guarda un po' che smacco!) in realtà è uno strumento per creare, appunto, alleanze, che quindi va necessariamente ricambiato.

In questo modo si evitano disaccordi e si tiene unita la società.

Il buon Mauss diede questa interpretazione osservando un fenomeno presente fra i Maori della Nuova Zelanda, dove i doni avevano una sorta di spirito chiamato “lo hau”, che poneva chi riceveva il dono in una posizione di debito nei confronti di chi donava e che in caso di mancato ricambio poteva ritorcersi contro il ricevente (una specie di maledizione del regalo insomma).

Non possiamo però essere certi del fatto che il nostro regalo verrà ricambiato, e dobbiamo avere quindi fiducia nel prossimo (e nella sua volontà di stringere alleanze con noi direi anche).

Quindi, doppio uao.

Non solo i nostri presenti sono indicatori sociali, ma sono anche in qualche modo, indicatori di noi stessi.
In fondo, se ci pensiamo, è un po' così…

I nostri doni dicono molto di noi, di chi siamo, persino di quanto e come sappiamo amare e vivere la nostra vita e ciò che ci circonda.

Le teorie di Mauss sono considerate al giorno d’oggi superate (stiamo parlando di un secolo fa e quindi direi che è plausibile) ma rimangono tuttavia interessanti, in molti dei suoi enunciati c’è forse un fondo di verità.

Averlo scoperto ha dato comunque un colore diverso al mondo del regalo, un mio personalissimo mondo di cui so, in realtà, abbastanza poco, almeno per quanto riguarda le sue origini e le sue sfumature.

E’ sempre bello poter imparare cose nuove e assegnare nuove tonalità a un universo così vario e colorato.

Magari un giorno deciderò anche di leggere il suo libro, chissà….anche se ho l’impressione che potrebbe essere parecchio tediante (una noia interminabile insomma!).

Fonti:
http://exential.altervista.org/mauss
https://it.wikipedia.org/wiki/Saggio_sul_dono

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